Indagine CoachHub, nel 2022 gli HR devono puntare su formazione e talenti

Negli ultimi due anni le organizzazioni in tutto il mondo hanno dovuto rivedere completamente i processi di gestione e formazione del proprio personale. La pandemia ha fatto emergere nuove esigenze e attivato percorsi di trasformazione che prima in molti casi erano ancora allo stato embrionale. L’onere di implementare le nuove pratiche ricade sui leader delle risorse umane: si tratta di un percorso che non si è esaurito lo scorso anno, ma che anzi continua ad arricchirsi di nuove sfaccettature. La diffusione dell’utilizzo del digitale nel “nuovo” modello di lavoro ha, inoltre, posto l’enfasi sull’urgenza di aggiornare le competenze delle persone e accentuato il già evidente skill gap che caratterizza la forza lavoro del nostro Paese. Non solo, ovviamente con l’avanzare di un nuovo modello sempre più ibrido, le direzioni HR devono attivare approcci e nuovi strumenti che consentano di alimentare quell’engagement che negli ultimi mesi ha un po’ vacillato e che richiede di ripensare l’Employee Experience.
La carenza di competenze è indicata oggi come una delle criticità più gravi in grado di frenare lo sviluppo delle iniziative di trasformazione in atto nelle aziende. La disponibilità di risorse attuali non sarà infatti sufficiente a garantire il raggiungimento degli obiettivi, se non si riuscirà a rimediare alla mancanza di persone con le skill richieste e realmente motivate. Si tratta di un problema che richiede gli opportuni investimenti sia in formazione, sia nello sviluppo di talenti, non riguarda solo i board, ma anzi è sentito anche dalla forza lavoro ed è confermato dai numeri. In un contesto in cui si prevede che il 2022 sarà un anno volto alla crescita aziendale, il 94% delle aziende è pronto ad aumentare gli investimenti in modo da rispondere alla crescente domanda dei dipendenti di percorsi di crescita personalizzati.
Lo dice la ricerca Global HR di CoachHub che, in Italia, ha coinvolto 100 aziende distribuite su tutto il territorio, attraverso interviste somministrate ai responsabili dei dipartimenti HR e della gestione del personale ed, in generale, alle figure coinvolte nelle policy legate alla formazione e sviluppo del personale. La ricerca, oltre che in Italia, è stata condotta complessivamente su 21 Paesi, a livello globale (oltre 2.400 aziende), ed evidenzia come formazione e sviluppo personale e professionale, strategie per evitare il burnout, e maggiore attenzione al benessere dei dipendenti, siano i punti su cui dovranno puntare le aziende nel 2022.

Tuttavia, dall’indagine condotta da CoachHub, emergono 5 tendenze chiave con cui i team del settore HR dovranno misurarsi nel corso del 2022.

  1. Maggiore investimento in formazione e sviluppo. In un mercato del lavoro complesso come quello attuale, è importante capire il ruolo chiave che le competenze svolgono per il successo di un’organizzazione. Il settore HR dovrà incoraggiare una cultura di lavoro basata sull’apprendimento continuo; ciò significa creare nuove opportunità di carriera e investire in attività di upskilling e reskilling. Se il reskilling implica formare i dipendenti su un set di competenze completamente nuovo per prepararli a ricoprire un ruolo diverso all’interno dell’azienda, l’upskilling si concentra sulle abilità che un dipendente già possiede per migliorare determinate aree di competenza. Secondo la ricerca internazionale Global HR di CoachHub, il 94% delle aziende italiane si aspetta di aumentare il budget destinato alla formazione e allo sviluppo della forza lavoro. Inoltre, il 61% ha dichiarato di voler promuovere l’upskilling con nuovi processi e nuove tecnologie nel 2022, mentre il 60% di voler riqualificare il personale. In termini di modalità formative, le tecniche più impiegate sono: Formazione in eLearning (67%), Apprendimento sul lavoro (60%) e Coaching (51%)

  2. Lavoro ibrido e da remoto. Che il lavoro ibrido fosse una realtà destinata a proseguire anche nell’era post-pandemia era chiaro a tutti. Nato dal mix tra lavoro a distanza e in presenza, l’hybrid work è una modalità che punta a sintetizzare il meglio delle due esperienze. Sempre secondo la ricerca di CoachHub, il 48% dei team del settore HR intervistati ha ammesso di avere ricevuto un aumento di richieste di lavoro flessibile da parte del personale, ovvero un rientro in ufficio ma non a tempo pieno.

  3. Più attenzione al benessere delle persone. Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa è che i membri dello staff sono più che semplici dipendenti. L’attenzione verso le persone deve quindi rimanere il fulcro di tutti i programmi e le iniziative del settore HR: oltre alla capacità di ascolto e all’empatia, sarà fondamentale realizzare programmi per il benessere che tutelino la salute fisica e mentale del personale. Promuovere un ambiente di lavoro sano e positivo, prendendosi cura dei propri collaboratori, ha effetti positivi sull’efficienza e sulla produttività dei dipendenti. Stima, coinvolgimento, motivazione e supporto si traducono in una maggior dedizione e, di conseguenza, fidelizzazione.

  4. Il coaching come parte integrante della cultura d’impresa. L’idea che il coaching sia riservato a una cerchia ristretta di persone è ormai superata. Nel nuovo mondo del lavoro, infatti, il coaching è visto come un valore aggiunto dal quale tutti possono trarre vantaggio. Stando ai dati emersi dall’indagine Global HR di CoachHub, il 50% degli intervistati ha dichiarato di aver già intrapreso il coaching individuale per lo sviluppo del proprio personale, mentre il 48% ci sta pensando. Il coaching a distanza è un potente strumento a qualsiasi livello di un’organizzazione perché permette a management e dipendenti di ricevere il supporto necessario nel momento in cui ne hanno realmente bisogno.

  5. Prontezza ai cambiamenti. Prepararsi a un continuo cambiamento è diventata un’esigenza quotidiana. Oggi più che mai per le aziende e i team del settore HR è cruciale sapersi adattare ai processi trasformativi per restare sempre al passo. Le realtà più virtuose saranno quelle in grado di superare la crisi, soddisfare le aspettative in continua evoluzione delle persone e conseguire risultati straordinari. La capacità di adattamento vede il cambiamento come un’opportunità e non una minaccia: la diffidenza e la paura lasciano spazio al coraggio e all’intraprendenza. Le imprese di successo saranno quelle capaci di sperimentare, mettersi in gioco e ripensare nuovi modelli di business.


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