
Onboarding, tre errori da evitare con i giovani talenti
Accogliere un nuovo collaboratore non è mai un atto neutro: è il momento in cui l’azienda si presenta, racconta chi è e stabilisce le basi di una relazione destinata a durare nel tempo. Per i giovani talenti, in particolare, i primi giorni sono decisivi. È lì che si forma la prima impressione, quella che potrà trasformare un contratto di lavoro in un vero legame professionale.
Ma se l’onboarding è gestito male, il rischio è di perdere motivazione e fiducia già in partenza. Secondo un’indagine Gallup, quasi il 20% dei neoassunti lascia l’azienda entro i primi 45 giorni proprio a causa di un inserimento poco curato.
Tre, in particolare, sono gli errori più comuni che le imprese dovrebbero evitare.
Assenza di feedback
Un onboarding senza feedback è come un dialogo a metà. I giovani talenti, abituati a interazioni continue e immediate, hanno bisogno di sapere se stanno procedendo nella direzione giusta.
Un silenzio prolungato da parte dei manager o dei colleghi può generare frustrazione e insicurezza. Non si tratta solo di valutazioni formali: bastano piccoli momenti di confronto, riconoscimenti puntuali, chiarimenti tempestivi. Il feedback regolare diventa così uno strumento di motivazione e di crescita, capace di rafforzare la relazione con l’azienda sin dal primo giorno.
Strumenti non integrati
Un altro errore frequente riguarda l’uso di strumenti digitali frammentati. Password da ricordare, piattaforme che non dialogano tra loro, file sparsi in cartelle diverse. Un percorso di onboarding così rischia di sembrare un labirinto burocratico più che un’esperienza di inserimento.
Per i giovani professionisti, cresciuti in un mondo digitale fluido e intuitivo, questo rappresenta una barriera enorme. Avere un ambiente digitale integrato, dove tutto è accessibile e coerente, non è un vezzo tecnologico ma una condizione necessaria per garantire fluidità e continuità al processo di inserimento.
Comunicazione poco chiara
Infine, la comunicazione. Spesso si danno per scontate informazioni fondamentali: obiettivi, ruoli, tempi, modalità operative. Il risultato è che i neoassunti si trovano spaesati, con la sensazione di non sapere esattamente cosa ci si aspetti da loro.
Una comunicazione poco chiara può minare la fiducia e generare stress inutile. Al contrario, trasparenza e semplicità creano sicurezza: linee guida precise, un linguaggio accessibile, la disponibilità a rispondere ai dubbi. Per i giovani talenti, questo significa poter iniziare il proprio percorso con maggiore serenità e motivazione.
L’onboarding come investimento
Evitare questi errori non richiede stravolgimenti, ma attenzione e cura. Feedback costanti, strumenti digitali integrati e comunicazione chiara rappresentano i pilastri di un onboarding efficace.
Per noi, questo significa accompagnare le aziende con soluzioni che uniscono semplicità e innovazione. Con Game4Skill, ad esempio, è possibile creare un unico ambiente digitale che funge da repository di informazioni, missioni e percorsi formativi, sempre accessibile ai nuovi assunti. Un’app che integra contenuti, feedback e comunicazione, rendendo il primo impatto con l’azienda chiaro, motivante e coinvolgente.
Perché l’onboarding non è solo una fase iniziale: è il primo passo per costruire un legame duraturo con i talenti. E con gli strumenti giusti, può diventare un’esperienza memorabile.