ResUrbis – Il primo serious indie game sugli assetti valoriali
In questo gioco sei un capoufficio, sei un feto, pulsante di vita, un delfino che nuota tra gli abissi. E dopo? Dialoghi con un’entità che non ha volto né forma, eppure è lì, davanti a te, più reale di qualsiasi cosa tu abbia mai conosciuto. Ti sussurra domande che scavano dentro, toccando corde profonde che non sapevi di avere. Attraverserai cristalli che riflettono mondi sconosciuti, tra cieli stellati e ti perderai in illusioni ottiche che ti rubano l’anima.
La descrizione del prossimo successo mondiale per PlayStation? No, un “normale” serious game di quelli realizzati da un piccolo gruppo di persone appassionate e competenti. In questo caso di Grifo e del Politecnico di Bari.
Il videogioco ResUrbis nasce da reCITY, un normale progetto finanziato, un PON. “Oh no, che noia!”, sento già dire a molti di voi.
Invece no. Per una serie di non comuni circostante, quello che avrebbe potuto configurarsi come l’ennesimo quiz travestito da gioco, è cresciuto prendendo la forma di un “vero” videogame, assimilabile, per estetiche e dinamiche, a certi giochi che hanno presa su vaste popolazioni di persone, tra cui i giovani.
Infatti ResUrbis, pensato per una fascia di studenti universitari, si è allargato a qualcosa in grado di prestarsi a strumento per la valutazione degli assetti valoriali di chiunque, ad esempio persone che attraversano un processo di recruiting.
Come? Il gioco nasce dall’esigenza di veicolare un messaggio, come tutti i serious game che si rispettino, ossia giochi pensati per avere una valenza trasformativa sull’utente: il messaggio è connesso alla partecipazione sociale, alla sostenibilità ed alla resilienza urbana. Tutte cose che, va da sé, sono collegate all’agire degli individui, di norma dettato, più o meno consciamente, dai valori cui essi aderiscono. Ma come si fa a farli emergere in un gioco? Agendo sulle emozioni.
Per farlo è fondamentale agire non solo sulle meccaniche, in questo caso relativamente semplici, poiché si tratta di un gioco narrativo, ma sulle dinamiche, quindi le reazioni dell’utente, guidate sul filo di una sceneggiatura complessa e imprevedibile (nel brief si citavano Nolan e perfino Lynch!), e le estetiche, tra cui immagini potenti e musiche evocative.
Ciò che ha reso questo gioco qualcosa di unico, tuttavia, è la passione che man mano ha catturato noi che lo realizzavamo. Pur restando aderenti agli ambiziosi obiettivi di progetto, costantemente messi a fuoco dal team del Politecnico di Bari, immagini, suoni e sviluppo (abbiamo usato Unity3D, software alla base di molti videogame tripla A, per intenderci quelli appunto commerciali) hanno percorso strade inusuali e, appunto, emozionali, che riteniamo in grado di agire sul mindset degli utenti.
Chiaramente non parliamo di un videogame che, da solo, può restituire l’assetto valoriale di chi lo gioca, fosse anche di fronte a un osservatore esterno, ma di uno strumento complementare ad altri tipi di valutazioni e che sono anch’essi oggetto del progetto reCITY, i cui risultati saranno presto disponibili pubblicamente.
Il gioco, rilasciato gratuitamente e di cui qui vedete una sorta di teaser, è in fase di piloting presso appunto le università, ma lo sarà anche in una dimensione pubblica e legata al mondo aziendale delle risorse umane tramite dei workshop aperti a chiunque sia interessato.
Non perdere l’opportunità di scoprire ResUrbis! Contattaci per testare il game insieme a noi!